Ruth Handler l’imprenditrice che ha fondato la Mattel e creato la mitica bambola di plastica Barbie

Ruth Marianna Handler nata Moskowicz il novembre 1916 da genitori ebrei polacchi trasferitesi in America nei primi del Novecento. Trascorre la sua infanzia in Colorado dove sposa il suo fidanzato del liceo, Elliot Handler; con lui si si trasferisce a Los Angeles nel 1938. Inizia lavorando come segretaria ma ben presto con il marito decide di lanciarsi nell’imprenditoria: nasce la Elzac che produceva fermalibri e candelabri.

Con il tempo, la società allarga la produzione anche ad articoli da regalo e bigiotteria, e Ruth prende in mano tutto il lato promozionale: addirittura, riesce a strappare un contratto con la Douglas Airways, per una linea di modellini di aeroplani che sarebbero stati dati in dono di Natale per i viaggiatori. Un’intuizione che le vale due milioni di dollari.

I coniugi Handler fondano una nuova azienda: la Mattel

Lasciata l’azienda al terzo socio, la coppia intraprende una nuova avventura, stavolta in società con Harold “Matt” Matson: prende vita la Mattel. L’azienda dapprima commercia in cornici e mobili e con il legno avanzato producono anche mobili per le case delle bambole. Proprio quest’ultima produzione, risultata più redditizia e tracciò la strada per il futuro dell’azienda che si trasforma a tutti gli effetti in industria di giocattoli.

Gli inizi non furono semplici: Izzy partoriva idee, Ruth si occupava del lato dei diritti e della pubblicità. La prima buona trovata fu un ukulele giocattolo. Ruth ebbe l’intuizione di investire in pubblicità mirata ai bambini durante i cartoni animati prodotti da Walt Disney; l’idea ebbe grande successo e le vendite continuavano ad aumentare.

Nasce la mitica bambola di plastica: la Barbie

Ma la vera svolta arrivò qualche anno più tardi. La Ruth, osservando la figlia preadolescente cominciare a giocare con le bambole di cartone, voleva creare un giocattolo pensato proprio per quella fascia d’età, che li immedesimasse i bambini nei grandi del domani. Dopo un viaggio in Germania, arrivò la folgorazione. Ruth elaborò una figura nuova. Aveva proporzioni esagerate, e irreali. Ma soprattutto, aveva il seno e altre caratteristiche sensuali che fino ad allora erano impensabili. In più, era disegnata per stare sui tacchi. Era il 1959, e nasceva la Barbie (chiamata così in onore della figlia Barbara), la bambola più famosa del mondo, e della storia.

Per tutte le bambine dell’epoca, la prima richiesta, nelle lettere a Babbo Natale del 1960, era la “Barbie doll”. Soltanto nel primo anno, la Mattel riuscì a vendere 350mila bambole Barbie: un successo clamoroso. Grazie a questa brillante idea, la Mattel si impose come leader del settore, mentre venivano lanciati gli accessori e anche il compagno di Barbie: Ken (nome del secondogenito della Handler).

Una nuova sfida: la Ruthton

Gli affari degli Handler andarono bene, finché le vite di Ruth ed Elliot Handler non vennero raggiunte da scandali finanziari. Diverse indagini, negli anni ’70, portarono alla luce un sistema di frodi contabili che obbligò i due coniugi e fondatori a lasciare la Mattel. Nel frattempo, in quegli stessi anni, a Ruth fu diagnosticato un tumore al seno.

Ma questa sventura non abbattè affatto l’imprenditrice. Insieme a Peyton Massey, un artigiano, elaborò una linea di seni artificiali, modellati con sapone e silicone. Il prodotto si chiamò “Nearly me” (quasi me) e fondò una società apposta, la Ruthton.

«Non lo faccio per i soldi. Ma più per ricostruire una mia autostima, e quella degli altri».

È con questa frase che Ruth Handler lanciò la sua nuova società dopo lo scandalo che l’aveva travolta. Nel 1997 la donna d’affari è stata inserita nella Junior Achievement US Business Hall of Fame. Morì cinque anni dopo, a ottantacinquenne, in California, per complicazioni dovute a un intervento chirurgico per cancro al colon. Suo marito Elliot morì nel 2011 all’età di 95 anni.

 

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