Parola ai consulenti OSM: Giuseppe Minniti Traina
Può sembrare strano ma nell’era della comunicazione digitale e dei social network, una comunicazione “veloce” come quella che “giochiamo” per lo più attualmente, ci porta molto lontano da una comunicazione genuina e di qualità”. Gli strumenti a disposizione, cellulari, tablet, PC e le innumerevoli applicazioni in essi contenute ci danno l’illusione di comunicare di più … ma non certo di comunicare meglio!
Spesso una cattiva comunicazione può derivare da messaggi “formulati male”, carichi di “emozioni approssimative”, idee spesso poco chiare e pensieri non ben definiti, oppure a volte pecchiamo di superficialità, sia nel parlare sia nell’ascoltare.
E si, perché l’ascolto è parte integrante e fondamentale del “processo di comunicazione”!
Senza questa parte, l’ascolto appunto, il processo comunicativo diventerebbe un monologo: e, se ci sembra che oggi abbiamo la possibilità di poter parlare di tutto con tutti, in realtà sono poche le persone con cui parliamo che “realmente” ci “ascoltano”.
Sono Giuseppe Minniti Traina, appartenente ad una Famiglia che da 5 generazioni si occupa di Ospitalità alberghiera, consulente in Hospitality Management da oltre un decennio e da due anni Consulente OSM Hotellerie e Value. Perché vi parlo di comunicazione ed ascolto? Perché questo è un aspetto che, grazie ad OSM, ha cambiato e continua a cambiare la mia vita … chiaramente in meglio!
L’ascolto attivo alla base di una comunicazione sana
Ho sempre avuto delle buone relazioni sociali ma ho capito che l’importanza dell’ascolto è fondamentale per coltivare delle relazioni che vadano al di là delle semplici conoscenze. Alla base di una comunicazione “sana” c’è l’ASCOLTO “ATTIVO”: l’ascolto “autentico” non è un processo “passivo”, anzi è un processo “ricettivo” (ed io di ricettività me ne intendo!).
E’ fondamentale riuscire ad ACCOGLIERE e “processare” le informazioni che riceviamo dal nostro interlocutore e non quelle prodotte dal nostro “chiacchiericcio mentale”: dobbiamo porre attenzione alle parole, ai silenzi, a ciò che viene detto ed a ciò che non viene detto e come, queste ultime, possano essere espresse invece attraverso posizioni del corpo, mimiche facciali, sospiri, commozione, pianto ecc.
L’ascolto è parte sostanziale ed integrante dell’interazione tra due persone: se non ascoltiamo, le parole non hanno alcuna utilità. Se non “accogliamo” le informazioni queste perdono “valore”, significato, la comunicazione ha senso solo se crea un “ponte” tra le persone. Se manca questo ponte non c’è comunicazione reale e questo è il motivo per cui, saper ascoltare, è altrettanto importante quanto il sapersi esprimere.
Ecco dunque la differenza tra un ASCOLTO PASSIVO, quando ci limitiamo a sentire la voce del nostro interlocutore senza prestargli attenzione, ed un ASCOLTO ATTIVO, quando “accogliamo” realmente tutte le informazioni (verbali e non) ricevute dall’altro in tutta la loro “interezza”: ascoltiamo la sua voce, l’intonazione, le parole, le pause, i silenzi, osserviamo le posizioni del suo corpo, i suoi gesti, le smorfie.
Ascoltare è l’arte della comunicazione
Col tempo ho capito che ascoltare è “un’arte” che ha bisogno di esperienza per essere perfezionata e, diventando dei buoni ascoltatori, miglioriamo la nostra capacità di comunicatori.
Prestando davvero attenzione agli altri ci permettiamo di “accogliere dentro di noi” le comunicazioni che ci mandano arricchendo noi stessi: metterci in “posizione d’ascolto” è, per noi stessi, una grande opportunità di crescita.
Quando rivolgiamo la nostra attenzione verso qualcuno riusciamo a cogliere delle “sfumature” che un ascoltatore “superficiale” avrebbe certamente ignorato, cogliendo quindi un messaggio parziale o approssimativo, se non del tutto falsato.
Questo tipo di approccio/ascolto ci permette di andare “al di là” di una prima immagine che avremmo avuto del nostro interlocutore, cogliendone aspetti più profondi e che, senza un ascolto attento ed interessato, non avremmo certamente “visto”, permettendoci di relazionarci con più autenticità ed umanità.
Attiva tutti i sensi, non solo le orecchie
Concludo dicendo che questo mio approfondire “l’esperienza dell’ascolto” mi ha portato ad essere più “presente”, più attento, più consapevole, attivando tutti i “sensi” su quel momento e non solo con le “orecchie”, nell’ascoltare le parole del mio interlocutore, ma aprendo occhi e cuore all’altro … senza paura!
Questo processo è cominciato “da me”, iniziando anche ad ascoltarmi di più, fermandomi a “sentire” le mie emozioni, le mie sensazioni, i miei sentimenti. Più lo facciamo con noi stessi più lo facciamo con gli altri e viceversa.
Non molto tempo fa ho letto un articolo che, a proposito “dell’accogliere”, parlava di quanto sia importante “creare spazio” dentro di noi (per noi stessi) e quanto questo possa portarci a farlo anche con gli altri: spesso “occupiamo lo spazio tra noi e gli altri con le nostre parole, fiumi di parole, che buttiamo lì disordinatamente. Così, dopo esserci messi in ascolto di noi stessi, saremo in grado di accogliere anche il nostro silenzio per fare posto all’altro … in questo spazio nasce il DIALOGO!”
Giuseppe Minniti Traina – Consulente OSM Hotellerie e Value