Nel 54% delle PMI (dati Domino Simply Management) si verificano difficoltà nel far eseguire le attività assegnate, con conseguenze su produttività e risultati aziendali. Invece di far ricadere la responsabilità solo sui collaboratori si sta facendo strada l’idea che possa trattarsi di un problema di management: un comportamento troppo autoritario alimenta un clima pesante in ufficio e favorisce stress, paura e turnover, compromettendo alla lunga motivazione e performance.
E tu che tipo di manager sei? Per rispondere a questa domanda hai almeno un paio di alternative. Puoi chiedere a te stesso, ma siccome sei di parte noterai soltanto una faccia della verità e ti sfuggiranno alcuni dettagli di cui probabilmente non ti accorgi. Oppure puoi chiedere a loro, i tuoi collaboratori. Però fallo in forma anonima altrimenti non ti diranno la verità ma qualcosa per accontentarti e non farti cambiare di umore. Per loro sarebbe un problema!

Esiste un’altra alternativa frutto di alcune scoperte sul campo fatte da Open Source Management parecchi anni fa. Lavorando a stretto contatto con le aziende ed il loro personale, ci accorgemmo che l’atteggiamento del leader finiva per influenzare quello del gruppo che gestiva. Una sorta di legge invisibile che regolava la produttività e la motivazione dei collaboratori gestiti. Se qualcuno avesse dei dubbi su cosa sia l’atteggiamento, dovrebbe sapere che il modo di porsi davanti ai problemi ricevuti non è uguale per tutti. Qualcuno tende a sbuffare, un’altro è solito andare su tutte le furie, c’è il tipo comprensivo e moderato ed anche quello che va in ansia senza però farlo vedere. Insomma il catalogo è parecchio nutrito ma è possibile isolare in poche categorie la maggior parte degli atteggiamenti che un manager manifesta in modo tendenziale. Ebbene, in relazione a come risultano essere i collaboratori gestiti, è possibile scoprire l’atteggiamento che usa il loro responsabile. Facciamo qualche esempio per maggiore chiarezza. Potresti notare che il personale che gestisci è privo di iniziativa, le persone sono mere esecutrici, devi dire sempre tu quello che c’è da fare e spesso fai notare loro tutto questo con un pò di indignazione. Inoltre, qualcuno dei più bravi in passato è andato via e ti trovi ad accentrare le funzioni più importanti perchè non sei riuscito più a rimpiazzarlo con persone all’altezza della situazione. Non sarà difficile scoprire che il risultato descritto deriva anche dal tuo atteggiamento un pò antagonista con il quale affronti i problemi quotidiani della tua attività. Fai notare in modo accentuato i problemi che ti si presentano dando la colpa alle persone, a volte alzi la voce e critichi il collaboratore in questione, e alla fine loro sotto sotto ti temono.
Il manager conservatore ottiene invece come risultato un gruppo di persone produttive ma che sono un pò demotivate. Chi ha slanci di entusiasmo e propone idee innovative viene smontato, le cose si fanno sempre allo stesso modo, non si percepisce uno spirito di gruppo ma emerge esclusivamente il dovere. In casi estremi il collaboratore non vede l’ora di esprimere la sua voglia di vincere … fuori dall’azienda (tornei di calcetto, burraco, etc…). Ogni stile manageriale identificato produce determinate caratteristiche nella produttività e la motivazione del gruppo gestito, e non solo. Nel libro di Paolo Ruggeri “I nuovi condottieri” (acquistabile su www.paoloruggeri.it) un ampio capitolo viene destinato per descrivere in modo dettagliato i diversi stili manageriali e i corrispondenti effetti sulla squadra dei collaboratori.

Proprio di recente sono stati esaminati i casi di alcuni manager blasonati, i loro risultati ottenuti in termini di gestione e le valutazioni prese dalle aziende che li avevano assunti. Diversi i casi di capi defenestrati per l’impatto negativo sulle risorse del proprio atteggiamento: Jill Abramson (New York Times) eccessivamente autoritaria; Jack Welch (General Electric) licenziatore seriale”; Jeff Bezos (Amazon), nei sondaggi peggior datore di lavoro al mondo. Di fatto, secondo Theodore Dysart (Heidrick & Struggles International), le aziende sarebbero dunque sempre più riluttanti ad assumere dirigenti noti per comportamento lunatico o aggressivo, nonostante buoni risultati di business.
L’imprenditore della PMI del territorio siciliano spesso è equivalente al manager che gestisce un settore di una grande azienda. Si trova a capo di un numero collaboratori con i quali portare avanti il business della sua azienda, deve formarli, motivarli a volte sostituirli e nello stesso tempo è coinvolto in mille problemi su svariati fronti che gli fanno perdere il buon umore. A volte sbaglia, se la prende con i collaboratori ed in certi casi è autore di diversi disastri aziendali. Ma diversamente dal manager, lui non può essere licenziato. Anche se non fosse davvero capace, lui comunque non può essere licenziato.
Secondo un sondaggio condotto alcuni anni fa da Open Source Mangement su circa 15.000 dipendenti di aziende clienti in Italia, il capo ideale è uno che sa fornire adeguati apprezzamenti per il lavoro svolto, coinvolge i collaboratori nei problemi del lavoro e dimostra comprensione e vero interesse per i problemi personali delle persone che gestisce. Un leader così vorrebbero averlo tutti.
E tu, che manager sei? Nel libro “I nuovi Condottieri” potrai trovare di certo la risposta che fa al caso tuo. Qualsiasi essa sia, l’importante che tu abbia voglia di migliorare il tuo stile manageriale, consapevole che da questo dipende la motivazione e la produttività delle persone che hai a libro paga. Se vuoi trasformare il “costo del personale” in “investimento sul personale”, comincia da te. Se vuoi che le cose cambino, come prima cosa devi cambiare tu.

Gaetano Seminara
Direttore Tecnico OSM Value

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