Howard D. Schultz: il self made man che dopo essere stato licenziato da Starbucks se l’è comprata

Howard D. Schultz nasce il 19 luglio 1953 da Fred ed Elaine Schultz, a Brooklyn, New York. Schultz e i suoi due fratelli sono cresciuti nelle case popolare di Canarsie, il padre era un camionista ma costretto a fare l’imbianchino a causa di un infortunio. 

Entra alla Northern Michigan University grazie a una borsa di studio conquistata per meriti sportivi, Schultz decide in un secondo momento di non giocare a football per mantenersi all’università, ma di sottoscrivere un prestito d’onore. Oltre al prestito, per pagarsi gli studi lavora come barista.

Dopo il diploma, nel 1975 si laurea in comunicazione e poco dopo comincia a lavorare come commerciale in Xerox, per poi spostarsi nell’azienda svedese Hammarplast. Nel 1981, durante una trasferta di lavoro a Seattle, entra in contatto con la catena di caffetterie Starbucks, per la quale diventerà il Direttore Marketing.

Si avvicina al mondo della caffetteria

Schultz ama il caffè e i viaggi e proprio durante un suo viaggio in Italia, a Milano, che ha la folgorazione di esportare in America il gusto intenso delle miscele e lo stile delle caffetterie italiane. Tornato in sede, espone la sua idea ai leader dell’azienda che l’accolgono con freddezza. Dopo un pilota di successo, Baldwin e Bowker erano incuriositi ma, notando l’alto costo delle macchine per caffè espresso, la relativa scarsità di esperienza per la manutenzione e la riparazione delle macchine in America e la mancanza di familiarità degli americani con la bevanda, decidono di non dare seguito all’idea.

Passano pochi mesi e Schultz, deciso a perseguire il suo sogno, si licenzia da Starbucks per fondare un marchio tutto suo. La determinazione di Schultz si scontra però con la realtà, per avviare il suo progetto necessita di un ingente investimento in denaro e così comincia a cercare investitori per un ammontare di 1,6mln di dollari.

“Ho parlato con 242 persone e 217 mi hanno detto di no. È veramente sconfortante sentirsi dire così tante volte che la propria idea è qualcosa in cui non vale la pena di investire”.

Il primo locale e Starbucks

Nel 1986, una volta raccolti i fondi necessari apre “Il Giornale”, dal nome dell’omonimo quotidiano milanese. Il negozio offriva gelato oltre al caffè, aveva pochi posti a sedere e suonava musica d’opera in sottofondo. Il successo della nuova creatura di Howard è immediato. I guadagni sono così alti che nel giro di qualche anno Schultz torna da Starbucks e rileva l’intera catena con tutti i punti vendita: un riscatto niente male nei confronti di chi non aveva creduto fino in fondo in lui.

Nel 1987 Schultz diventa CEO di Starbucks, In pochi anni, grazie alla sua visione trasforma delle semplici caffetterie in uno status symbol americano, a quotare la società a Wall Street e a espandere il marchio oltre oceano in Europa, Asia, Australia e Sud America. Con il nuovo millennio il format di Starbucks si evolve grazie all’introduzione di corsi di formazione sul caffè obbligatori per i dipendenti e subisce una trasformazione eco-sostenibile con la promessa di eliminare le cannucce di plastica nei famosi coffee-to-go.

Schultz non è solo Starbucks: è uno stakeholder di Jamba Juice, dal 2011, è nel consiglio della società di elaborazione dei pagamenti, Piazza, Inc. Nel 1996, Howard e la moglie Sheri hanno fondato: la Schultz Family Foundation, promuove l’occupazione per i giovani di età compresa tra 16 e 24 anni che non vanno a scuola e non lavorano; e la Onward Veterans, che mira ad aiutare i veterani militari dopo l’ 11 settembre a passare con successo alla vita civile.

Grazie a Schultz, Starbucks è passa da 11 caffè a Seattle a 28.000 negozi in 77 paesi; ha posseduto la squadra di basket dei Seattle SuperSonics dal 2001 al 2006. Nell’ottobre 2020 la rivista Forbes lo ha nominato la 209a persona più ricca degli con un patrimonio netto di $ 4,3 miliardi.

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