I Florio, una famiglia di imprenditori che dal niente ha creato (e poi distrutto) un impero in Sicilia

I Florio erano originari di Bagnara Calabra, un piccolo paesino di Reggio Calabria. In seguito al disastroso terremoto che colpì la loro terra nel 1783, Paolo Florio, partì alla volta della Sicilia. Qui, Paolo Florio apre, in via dei Materassai, nel cuore della città, una bottega di spezie l’“Aromateria”. Sull’isola ci sono molti mercanti inglesi che producono una discreta circolazione di denaro e gli affari vanno a gonfie vele.

Gli succedono il cognato Ignazio e il figlio Vincenzo, che fondano la società “Ignazio e Vincenzo Florio” che commercia in spezie, stoffe, rame e tanto altro ancora. Vincenzo Florio muore nel settembre del 1868 e Ignazio è ormai uno dei maggiori rappresentanti della borghesia italiana. Sposa la Baronessa Giovanna D’Ondes che lo introduce ufficialmente nel mondo dell’aristocrazia. Nel 1881 i Florio, assieme alla famiglia Rubattino di Genova fondano la Navigazione Generale Italiano, monopolizzando i trasporti nel Mediterraneo.

Nel 1891 Ignazio Florio muore lasciando 3 figli: Ignazio junior, Giulia e Vincenzo. È Ignazio Junior a ereditare la guida dell’Impero economico. Può contare su un patrimonio di oltre 100 milioni di lire, in un periodo in cui, per avere un’idea, la carne di maiale costava 2 lire. L’11 febbraio 1893 Ignazio Florio sposa Franca Jacona, per tutti “donna Franca, la regina di Palermo“. Nel 1896 dà il via alla costruzione di nuovi cantieri navali di Palermo, ponendo l’Industria navale siciliana tra quelle Nazionali.

La Sicilia nuovo motore imprenditoriale dell’Italia

A causa della crisi dovuta alla sovrapproduzione dello zolfo, Ignazio decide di investire nella terra: nascono le cantine Florio con il liquore Marsala fiore all’occhiello della produzione. Il pregiato vino è adorato in Inghilterra e in ogni parte del mondo il nome dei Florio suscita rispetto e ammirazione. L’obiettivo è chiaro: far competere l’industria siciliana con l’imprenditoria del Nord.

La Sicilia, ma Palermo in particolare, vive un momento di grandissimo splendore. Nobili, principi e imperatori arrivano da tutta Europa a svernare nella nuova capitale. Persino la Real casa tedesca degli Hohenzollern adorava la Sicilia e i Florio. È la stagione del risveglio culturale di Palermo sorgono teatri, ville e palazzi in stile Liberty che la renderanno una città moderna.

Il nome dei Florio è legato a doppia mandata all’isola di Favignana. La tonnara Florio dà lavoro a oltre 900 persone e l’innovativo metodo di conservazione sott’olio rende l’azienda, che vanta clienti in tutto il mondo, uno dei gioielli dell’impero Florio. È l’apice del potere economico della famiglia, Ignazio vanta ben sei panfili nella sua flotta privata (il padre ne aveva solamente uno).

Il declino dei Florio: i primi scricchiolii

Il proliferare di concorrenti, i costi dell’ammodernamento della flotta (ben 99 navi, una in meno della regia marina), l’ostruzionismo delle leggi statali e l’antipatia delle altre famiglie industriali mettono in crisi la famiglia, sempre più indebitata con le banche. Ignazio deve difendersi e allora fonda, nell’aprile del 1900, il quotidiano “l’Ora”, un giornale di respiro nazionale.

Ma il declino dei Florio è ormai cominciato: alla crisi economica, dovuta soprattutto al gioco d’azzardo, si uniscono le tragedie familiari. Ignazio e Franca perdono ben tre dei quattro figli: Giovannuzza di nove anni, e i due figli maschi Ignazio e Giacobino; Igea fu l’unica a sopravvivere. Se nel 1899 Florio aveva debiti verso le banche per 3 milioni di lire, ora il suo debito è salito a 12.

Nonostante i debiti, i Florio non si arrendono. Vincenzo, fratello minore di Ignazio, è un appassionato di arte e corse automobilistiche. Nel 1906 ha una geniale intuizione: dà vita alla mitica Targa Florio. A quel tempo le corse si svolgevano solamente nei circuiti, ma le strade siciliane, con i loro saliscendi e il fondo in terra battuta si prestavano a prove di abilità mozzafiato inaugurando una nuova concezione di gara contro il tempo.

Gli ultimi tentativi di rinascita

Nel 1924 Ignazio e Franca si trasferiscono a Roma, il leone ha ancora voglia di lottare: apre una nuova compagnia di navigazione, una tonnara alle Isole Canarie e tenta la coltivazione delle banane, ma nessuna di queste attività lo salverà dal tracollo. I debiti con le banche raggiungono limiti impensabili e così Ignazio è costretto a vendere nuovamente altri possedimenti di valore.

Donna Franca muore il 10 novembre 1950, sette anni dopo la segue Ignazio e nel ‘59 muore anche Vincenzo. I corpi sono conservati a Palermo nella cappella del cimitero di Santa Maria di Gesù. Ma il nome dei Florio non morirà mai: di loro rimarranno i racconti, le imprese, i palazzi, i monumenti, le fotografie e le innumerevoli imprese. Un fiore all’occhiello, un orgoglio per la Sicilia.

Spread the love